Parafrasando i bravi manzoniani, l’oggetto è ovviamente il rinnovo contrattuale di Paulo Bruno Exequiel Dybala. Si è scritto tantissimo su questo avvenimento, che si sta facendo attendere più di Godot. La sensazione diffusa è che la società stessa stia prendendo più tempo possibile, prima di firmare un contratto che sa di capestro.
Indubbiamente, dal lato del mero talento calcistico, Dybala è il meglio che ci sia in rosa; d’altronde, ci sono tanti di quei punti interrogativi da ingigantire il rischio d’impresa fino a trasformarlo in un investimento quasi sicuro di andare in perdita. Ma andiamo con ordine.
La condizione fisica
La cartella clinica recente di Dybala sembra scritta un po’ da Sam Raimi e un po’ da Quentin Tarantino: ogni partita che disputa è vissuta da tutti col terrore che quel muscolo tiri, quel legamento salti, quell’articolazione faccia rumori preoccupanti... insomma, una spada di Damocle infermieristica costante.
Dybala purtroppo sembra instradato sulla via dell’infermeria: non sappiamo se sia predisposto lui o se siano preparatori scadenti, troppe partite ravvicinate, ecc… certo è che dover dosare atleticamente un ragazzo di ventotto anni è abbastanza grottesco.
C’è da dire che nessun allenatore sembra dedito a risparmiarlo in questo senso: i più sostengono che lo storico infortuni da film horror dell’argentino parta dallo Juventus-Lione dell’agosto 2020, quando Sarri lo lanciò in campo nonostante fosse ancora convalescente: la scontata ricaduta è stata di fatto una specie di punto di non ritorno per Paolino, che, da allora, non è stato mai più lo stesso.
C’è da dire che quantomeno Sarri lo “rischiò” in un dentro o fuori importante; sentire Allegri, dopo la partita di Venezia, dire che la Joya già stesse male dopo il Malmö ma che avesse ciononostante giocato, fa abbastanza arrabbiare - ne valeva veramente la pena? Soprattutto in vista del gennaio di fuoco che si prospetta?
Il lato tattico-sportivo
È un grande classico: qual è il ruolo di Dybala? Ufficialmente nascerebbe come seconda punta, ma i già pochi moduli che prevedono questo ruolo non sono mai stati nelle corde dei precedenti tecnici; gli unici schieramenti ad avergli dato un po’ di soddisfazione sono stati il 3-5-2 di contiana memoria del 2016, il 4-2-3-1 successivo in cui però agiva più da trequartista, e sprazzi dell’annata di Sarri in cui il dualismo con Ronaldo sembrava funzionare. Da allora quasi nulla.
Paolino è storicamente un grosso equivoco tattico; anche nel già citato ruolo di seconda punta non è mai sembrato totalmente a suo agio, nemmeno nel 2019-2020 quando fece in teoria meglio; in generale, lo si è provato trequartista o ala, ma non andava bene perché era troppo lontano dalla porta; lo si prova punta o attaccante, ma non va bene perché è troppo vicino alla porta o non ha quelle movenze… Cosa dobbiamo fare di questo ragazzo?
In secondo luogo, il vibe che dà da sempre è quello di un’eterna promessa che sembra sempre dover ancora sbocciare totalmente... Oggettivamente, sono discorsi che su un ventottenne non possono più avere validità. Si dice che l’attesa del piacere sia essa stessa il piacere, ma in questo caso decisamente no. Un giocatore forte lo si vuole vedere in fretta; che dopo sette anni di Juventus questi ancora sia oggetto di tali considerazioni non è un bel segnale.
Chiosa sportiva finale: nonostante le mille difficoltà col club, nel momento in cui chiama la Nazionale Argentina, cascasse il mondo questo parte e va dall’altra parte del mondo, tornando sempre stanco, spesso infortunato e, più recentemente, obbligato in quarantena, saltando anche partite importanti con la Juve per andare a scaldare la panchina a Messi.
L’orgoglio patrio è sicuramente qualcosa di ottimo, però sarebbe anche un bene dare talvolta la precedenza a chi mensilmente bonifica qualche milione sul proprio conto corrente. Anche perché, come già detto, si parlasse di un titolare inamovibile, ma non di rado si vede Dybala trasvolare l’Atlantico per accomodarsi sulla panchina di qualche stadio sperso sulle Ande…
Le grane contrattuali
Questo è il principale aspetto da valutare: ha veramente senso che venga rinnovato il contratto alla Joya? Le opzioni possibili sono rinnovarlo e farne un punto fermo, lasciarlo andare a zero augurandogli il meglio, oppure rinnovare a breve termine sperando di monetizzare la cessione.
Quest’ultimo punto è degno di interesse: siamo in un momento storico in cui non monetizzare le cessioni è più comune del previsto, i giocatori che si sono recentemente mossi a zero sono stati tanti e quasi tutti più forti di Dybala.
In secondo luogo, vogliamo porre una domanda al nostro auditorio: se foste una squadra di calcio di livello top in Europa, investireste dieci milioni di stipendio annui su Dybala, pagando anche decine di milioni per il cartellino? Onestamente, non ne siamo così sicuri.
Oltretutto Dybala non è mai stato realisticamente vicino a una cessione, e mai per una big propriamente detta: ad oggi, le destinazioni più realistiche sono state una ex-grande inglese in banter era (United), una Fiorentina versione British nella mediocrità da cinquant’anni (Tottenham) e l’Inter… non esattamente le pretendenti di un mostro indiscutibile del football.
Detto questo, anche il discorso “durata” è problematico: si prospetta almeno un quadriennale o più. Già non crediamo che fare contratti eterni a chiunque respiri sia un’ideona, ma poi Dybala ha ventotto anni: ritrovarsi un ultratrentenne invendibile a bilancio al modico costo di venti milioni lordi l’anno è un attimo, e francamente… Anche no. Infine, la soluzione “rinnovo breve per venderlo” è secondo noi impraticabile, per i motivi sopraelencati.
Conclusione
Per tutti i motivi sopraelencati, il rinnovo di Dybala non dovrebbe essere perfezionato, secondo noi: ingaggio troppo alto in rapporto a cosa viene offerto, mancanza di garanzie fisiche e tecniche, età “avanzata” e non corroborata da adeguati step in avanti psicologici e fisici; aggiungiamo in questa chiosa anche che sono belli i baci di maglia e tutto, ma cozzano tremendamente col tira e molla che va ormai avanti da più di un anno per questo rinnovo.
Oltretutto, il calvario fisico inizia nel momento in cui finalmente sembrava aver fatto lo step di mentalità atteso da cinque o sei anni almeno. Insomma, se non è rotto di fisico è rotto di testa, se non è rotto di testa è rotto di fisico. Gli si è voluto bene, ma se il tran-tran deve essere questo, non rinnovare potrebbe non essere una scelta così deleteria.
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