Quando si guarda Adrien Rabiot si fa fatica ad immaginarlo come un ragazzo di 24 anni.
Questa impressione potrebbe essere data dal taglio di capelli tutt’altro che all’ultima moda, dai tratti del viso non proprio gentilissimi o, comunque, dall’imponenza di un ragazzone tutto gambe di 188 cm per più di settanta chili.
Eppure il vero fattore che tradisce un’età maggiore di quella anagrafica sono i suoi occhi tristi.
Nella preparazione di questo articolo ho spulciato varie foto della sua carriera e, tranne in alcune foto celebrative, difficilmente ho trovato immagini senza che una sottile e lontana tristezza trasparisse dal suo sguardo.
Nato nell’aprile del 1995 a tredici anni oltrepassa la manica e si aggrega al settore giovanile del Manchester City nel quale rimarrà un solo anno, prima di passare nelle giovanili del Pau ed essere infine notato e acquistato dal PSG che ne rileverà le prestazioni sportive e inserirà nella propria squadra primavera.
È il 2010 e sicuramente gli occhi di Adrien sono già tristi.
Son già passati tre anni dall’ictus e il coma di Michel, suo padre.
In quel 2007 Michel Rabiot si risveglia ma la malattia gli ha portato via la possibilità di muovere i propri muscoli, escluse le palpebre, in una condizione clinica chiamata locked in dove la mente è completamente lucida in un corpo che non le dà più alcuna risposta.
Da qui, possiamo supporre, nasce il rapporto morboso tra Rabiot e sua madre Veronique che prenderà l’onere della procura del figlio.
Solo che Veronique non approccia la procura del figlio in maniera professionale, ma familiare. Nelle varie vicissitudini contrattuali con il PSG si vede quasi sempre una madre che cerca con tutte le sue forze di ottenere il meglio per il figlio piuttosto che una figura professionale che cerca di mediare tra le parti per ottenere un accordo vantaggioso per tutti quanti.
Ovviamente a perderci è sempre Adrien che a periodi da titolare inamovibile ne alterna altri da separato in casa.
Al centrocampista francese fin da inizio carriera viene criticata questa gestione materna della sua carriera, eppure davvero non è comprensibile che un figlio con un padre costretto a letto col quale può comunicare solo con lo sguardo non voglia rischiare fratture con la propria madre?
A gennaio 2019 l’ennesimo strappo con la dirigenza della squadra parigina, Rabiot e sua madre non accettano alcun rinnovo di contratto e cominciano a parlare con altre squadre. Adrien viene messo fuori rosa e non rivedrà più il campo con la squadra campione di Francia.
Nel giro di un mese moriranno sia sua nonna che suo padre, dopo dodici anni intrappolato in un corpo ormai non più suo.
Rabiot e i suoi occhi tristi firmano per la Juventus e arrivano in estate a parametro zero alla corte di mister Sarri alla Continassa.
Dopo 8 mesi senza giocare e alcune partite sottotono a gennaio 2020 sembra finalmente in grado di prendere per mano il centrocampo della squadra bianconera.
Poi il covid, il rientro nella serie A delle partite ogni 3 giorni dove viene messo in discussione fino alla sua migliore prestazione stagionale, nella vittoria contro la Lazio.
Facci vedere quel che sai fare, Duca triste, non sarò l'unico ad essermi ricreduto su di lui, vero?
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